Di Christopher Smith, 2009 (UK, Australia), 99 min.
Con Melissa George, Liam Hemsworth, Rachael Carpani, Henry Nixon
Scritto da Christopher Smith
È abbastanza difficile parlare della trama di questo film senza rovinarne la visione, anche perché, per quanto da un certo punto in poi la storia non presenti nulla di nuovo, i trenta bellissimi minuti iniziali funzionano soprattutto se non si ha la minima idea di ciò che si sta vedendo. Quindi consiglierei a chi fosse interessato a procurarsi questo Triangle di interrompere la lettura dopo la prima foto, quella con la faccia di Melissa George in paranoia piena.
Per ora si può rivelare che il film inizia con Jess (la George) in preda alle lacrime che abbraccia il figlio, gli dice qualcosa riguardo ad un incubo di cui non ci è dato sapere nulla e poi, nella scena seguente, raggiunge ancora visibilmente scossa alcuni suoi amici al porto per una gita in barca. Il clima a bordo è relativamente sereno e pure Jess sembra adeguarsi allo stato d'animo del resto del gruppo. Le cose peggiorano quando, dopo una bevuta e una dormita, i cinque amici avvistano una tempesta formatasi all'improvviso poco lontano dalla loro barca. Riescono a contattare la guardia costiera per qualche secondo ma il segnale è disturbato, e nella comunicazione si intromette una voce di donna terrorizzata che pronuncia la solita frase ad effetto tipo “sono morti, sono tutti morti!” Poi, il silenzio. Una volta finita la tempesta la barca è inutilizzabile e alla deriva e una delle ragazze risulta dispersa. Fortunatamente (ma anche no), dopo non molto tempo sbuca dal nulla una nave su cui i nostri riescono a salire...
(Se state leggendo questa frase o avete già visto il film o non avete nessuna intenzione di recuperarlo, quindi inizio con gli spoiler.)
La nave però è deserta e girando per i corridoi i quattro trovano per terra un mazzo di chiavi appartenente a Jess: stesso fiorellino di plastica a mo' di portachiavi e, soprattutto, stesso ciondolo con tanto di foto del figlio.
Raccontare il seguito della trama fino al momento in cui il titolo del film perde ogni ambiguità (è stato girato in Australia ma nella storia ci troviamo presumibilmente al largo della Florida) e diventa chiaro che ci troviamo di fronte a realtà parallele, viaggi e paradossi temporali, sarebbe abbastanza inutile. Un'altra possibile e ancora più probabile interpretazione è data dagli stessi protagonisti nelle prime scene sulla nave da crociera, quando accennano al mito di Sisifo e al fatto che fosse stato condannato dagli dei a spingere un masso su per una collina, vederlo ricadere in basso e poi ripetere la fatica daccapo per l'eternità. Ma in questo caso, siccome a più riprese vediamo più “versioni” di ogni personaggio presenti contemporaneamente sullo schermo, sempre di viaggi nel tempo si tratta.
La storia però funziona proprio perché non viene mai fornita una spiegazione evidente e Smith, dopo l'acerbo Creep e l'inusuale Severance, con un budget relativamente basso di dodici milioni di dollari riesce finalmente nell'intento di angosciare lo spettatore. È un film semplice ma dalla messa in scena estremamente curata ed efficace. La tensione è presente dall'inizio alla fine e personalmente mi sono molto divertito. Non chiedevo altro.